mercoledì 31 agosto 2011

Cous cous tricolore

Giorni caotici (sto ristrutturando casa), piatti semplici.
Questo si prepara in pochi minuti!



Ingredienti:
- cous cous (seguite le dosi sulla confezione, ce ne sono di tanti tipi diversi, io calcolo 50grammi a persona in media)
- pomodoro fresco
- basilico fresco
- fagioli

Piatto fresco e completo da gustare anche freddo, che si prepara davvero in un attimo e quasi tutto a crudo: cuocere il solo cous cuos in un leggero brodo di verdure (p.e. di zucchine e un po' di pomodoro, volendo un po' di cipolla rossa), aggiungere pomodori a cubetti, fagioli (precedentemente lessati, o se usate le scatole come di consueto vi ricordo di lavarli bene per togliere il sale in eccesso), foglie di basilico spezzate a mano, un filo di olio EVO leggero.

La consistenza del pomodoro di stagione ben si abbina a un cous cous al dente, sarete sazi e soddisfatti dopo aver gustato questo piatto unico leggero e ben calibrato, avvolti dal profumo delle spezie fresche e dell'olio di oliva aggiunto a crudo.

Una ricetta salva tempo, ma sana. :-)

martedì 30 agosto 2011

Barbie in vacanza e Dynamo Camp (per Appuntamenti CreAttivi)

Ciao a tutti!

Eccoci di nuovo a casa... quindi con una VERA linea a disposizione dopo la nostra estate vagabonda (un viaggio molto piacevole in un'isola poco conosciuta, di cui con più calma vi parlerò, e visite ad alcune persone speciali).

Barbie e le sue amiche son state divertenti compagne di viaggio!
Con questo post partecipiamo al tema di agosto, "vacanze", degli Appuntamenti CreAttivi

Sul filo di lana voglio condividere alcuni scatti, partendo da questo, che in realtà è l'ultimo in ordine cronologico e risale proprio alla scorsa sera: tre dolci bamboline in pareo, si rinfrescano in una piscina naturale!




Spazio alla fantasia, poichè in vacanza è bene sia protagonista per giochi sempre nuovi ...con quello che c'è!
Quando siamo rientrate l'altra sera non c'era che tanto disordine, valigie e scatoloni ovunque (stiamo ristrutturando casa).. così le tende della camera sono diventate una cascata, un pareo-copriletto uno specchio d'acqua, una vaschetta per biscotti una piscina e tre fazzoletti parei... e ci sono pure fauna e flora che rimandano a paradisiache mete di vacanza! ;-)
Dopo il bagno le bamboline si sdraiano ad asciugarsi al sole...
(anche se, guardandoli così, potrebbero benissimo diventare dei materassini per prendere il sole nell'acqua!)
Basta veramente poco per realizzare un gioco autoprodotto con materiali di riciclo: queste sdraio sono ricavate da un imballo di una scatola di crackers, opportunamente tagliato e piegato. So che altre mamme in questo mese hanno realizzato giochi ben più elaborati (li trovate tutti qui) ma noi in questo periodo siamo sempre di corsa...

Abbiamo però giocato tanto durante le vacanze, ache se più spesso all'aria aperta, eppure non ci siamo dimenticate degli Appuntamenti CreAttivi! ...andiamo con ordine:

Come ho già detto, ho avuto modo di incontrare Claudia, che ci ha regalato questo bel vestitino fatto da lei: la piccola eSSe l'ha subito provato!


...perfetto per i borghi antichi delle Marche che abbiamo visitato
 In montagna dalla nonna invece abbiamo visto tanti piccoli "Garage Sales", bimbi che vendevano vecchi giocattoli, avanzi di cantine molto spesso, un bel modo per trasmettere un messaggio non-consumistico e far rivivere oggetti dimenticati.



A ben guardare c'era anche qualche piccolo tesoro: sono fiera di aver scovato delle belle Barbie vintage!
Nella foto accanto vedete la Barbie hawaiana che ho acquistato, sopra invece il mercatino della bimba da cui ho acquistato quest'altra:

Non c'è stato molto tempo per fare tutti i lavoretti che avevo in mente, ma qualcosina sì...

La produzione di cui vado più fiera è questo abito, cucito in un pomeriggio di pioggia, riadattamento di quello originale.

Per i curiosi, ecco gli scatti del restyling:

 Prima: mi piaceva molto l'idea del vestito autoprodotto dalla ex proprietaria, poco elaborato ma molto carino.
Ma al di là dell'evidenza di un lavoro semplice e realizzato velocemente
 lavandolo ho trovato macchie molto resistenti, che non mi piacevano affatto!
 Ho quindi scucito, scartato il tessuto macchiato, tagliato e pareggiato la stoffa avanzata.
Ecco come è nato il tubino: son partita dal cucirlo addosso alla bambola, facendo pence per il davanti e rouge per la scollatura..
 dietro altre pence, un automatico, lo spacco, spalline e ...
 eccolo pronto!
La gonna della Barbie Hawaiana diventa un abito elegante grazie alla cintura gioiello che fa da mono-spallina e le due amiche si godono il fresco di una sera nei boschi ai margini della città (nello sfondo un libro di Munari, "Nella nebbia di Milano").

Tutto qui?
No! Per me l'estate significa mare, significa valigie piene di parei, foulard e pashmine che uso in mille modi... Perchè non giocare anche a farlo con le bambole?

Orientaleggianti... di ispirazione giapponese e indonesiana
 con fiori di montagna in tinta per un abitino fresco...
 Cambia la legatura e diventa un abito occidentale raffinato...
di nuovo suggestioni d'Oriente, avvolgendo la Barbie con una piccola sciarpa legata come un sari...












Ecco i giochi creAttivi delle nostre vacanze, senza dimenticare chi per passare delle belle vacanze ha bisogno di un piccolo aiuto: oggi vorrei parlarvi del Dynamo Camp
un progetto che permette a piccoli malati di divertirsi e giocare in una vera vacanza, pensata a loro misura
Dynamo Camp è un camp di terapia ricreativa, primo in Italia, appositamente strutturato per bambini affetti da patologie gravi o croniche in terapia e nel periodo di post ospedalizzazione.
Volete diventare sostenitori o ambasciatori di questo progetto? Qui ci sono tutte le informazioni!
Non avete soldi ma tempo? Ecco come diventare volontari.

Vi aspettiamo tra pochi giorni con il lancio del tema di settembre, pronti a giocare CreAttivamente con noi?

Stay tuned! :-) ciao!

venerdì 26 agosto 2011

Libri: viaggio nel tempo dalla Palestina ad Israele in un romanzo struggente


Quest'estate ho avuto modo di leggere quei libri, un po' impegnativi, che da mesi tenevo sul comodino, in attesa avere “spazio mentale” giusto. L'attesa è stata ripagata, li ho divorati in poche notti: libri intensi e appassionanti.

Il primo di questi libri è Ogni mattina a Jenin di Susan Abulhawa, di cui voglio parlarli nell'odierno Venerdì del libro
Entra a pieno titolo tra i libri davvero duri ma importanti che ho letto, perché da chiavi di lettura preziose, almeno per me, della cronaca internazionale, aiuta a comprendere realtà troppo lontane e complesse per essere immaginate.

Lo stimolo per iniziarlo è stato un recente viaggio di lavoro di mio marito in Israele: di questo Paese so il poco che ho studiato all'Università (della sua tormentata storia si parla in poche pagine, ma si intuisce che sia impossibile capirla senza approfondire) e qualche lettura per mio conto. La scomparsa di Vittorio Arrigoni mi aveva già stimolata a cercare di capire cosa accade nei Terrtori (di troppe terre lontane sappiamo il poco che i media ci raccontano, in genere lo stretto indispensabile e solo quando è coinvolto qualche connazionale), così quando un'amica me l'ha consigliato, l'ho comprato di impulso: dopo aver letto questo libro comprendo meglio il suo “restiamo umani”. Restare umani con una storia di violenza quotidiana e quanto ho letto alle spalle deve essere davvero difficile.

La storia di una famiglia si intreccia per quattro generazioni ai destini di uno Stato, la Palestina, dall'occupazione dei Territori ai giorni nostri.

Non è però un saggio di approfondimento storico o politico, bensì un bellissimo romanzo che parla di una saga familiare: la Storia, i conflitti e la ricaduta di dolore che comportano sono nitidamente raccontati, ma restano sfondo delle vicende umane di tanti esseri umani, tutti diversi, intense e appassionanti.

Il vero protagonista è in realtà l'Amore, declinato in tanti diversi modi e motore delle azioni degli esseri umani, delle scelte più importanti, di gesti eroici a volte. Si parla di quello tra uomo e donna che anima passioni che, a volte, riescono a travalicare rigide convenzioni e tradizioni millenarie; quello tra genitori e figli, forse il più forte tra quelli possibili, che non conosce confini e per il quale nessuno sacrificio è troppo grande; quello tra amici, che supera anche le differenze di credo e di cultura; quello tra (piccole) donne, che, unite dalla sorellanza nata da comuni esperienze dolorose può dare la forza per sopportare le ingiustizie del mondo o lenire i dolore più dilanianti; quelle tra un popolo e la sua Terra, un amore incancellabile che resta impresso nel cuore come un marchio a fuoco e scatena sentimenti forti quando un ricongiungimento è impossibile.

Il tratto poetico di alcuni passaggi dipinge una dimensione di incanto e idillio:
Non davano nulla per scontato. La loro era un'intimità istintiva, disinvolta, quel genere di amore di cui aveva parlato Fatima, che si tuffava nudo in se stesso e verso l'infinito, dove vivono le cose divine.

Questo romanticismo che fa sognare lascia però presto il posto alla cronaca di eventi tragici che annientano le vite dei protagonisti. Alcuni reagiscono congelando i propri sentimenti (la protagonista principale, Amal, americanizza il suo nome, che significa speranza, perchè sente di averla persa), incapaci di affrontare l'enormità di certe perdite.

Ogni giorno soffocavo la confusione dei cupi presagi notturni e mi sforzavo di vivere, la mente sempre sintonizzata sui notiziari. Composi e ricomposi numeri telefonici, contaminata dal terrore. (cut) Il mio cuore divenne metallo, piombato dall'inchiostro dei giornali e dal tono freddo degli annunciatori.(cut)
Così affrontai i doveri della maternità trattenendo quell'amore ardente dietro alle fredde mura della paura...(cut) ero già stata distrutta dalla perdita di tutti quelli che avevo amato.

Altri snaturandosi e imbracciando le armi per vendicare torti subiti, di una violenza inimmaginabile – ma tristemente documentata -.

Mi hanno colpita come un pugno allo stomaco queste storie, mi hanno anche aiutata a capire perché ancora oggi abbia luogo un conflitto, ignorato dai più, duro e sanguinoso che è destinato a portare ancora moltissimo dolore e molte morti.

Ogni parte rivendica un bisogno di vendetta, che non riesce a spegnersi, ma anzi ne genera di nuovo, e questo meccanismo purtroppo porterà solo a una catena infinita di nuove violenze.

Nelle ultime pagine però la speranza ritorna a fare capolino: Amy torna ad essere Amal rientrata a Jenin per far conoscere alla figlia le sue origini. L'amore per la terra, la sete di verità e conoscenza prevalgono su tutto, e anche se l'epilogo è  ben diverso da quello che ogni lettore segretamente ha sperato c'è qualcosa che induce a pensare che un'evoluzione diversa sia possibile, che forse un giorno questa catena di violenze avrà fine. L'Amore davvero è più forte di ogni cosa?

Sarà imprescindibile partire da una maggiore trasparenza su cosa stia accadendo in quelle terre lontane.



Leggendo pensavo che la qualità che mi fa riconoscere un buon libro, oltre ad un ritmo serrato che tiene incollati alle pagine, è il fatto che più che fornire risposte lasci con tante domande. Me ne facevo di continuo leggendolo, pagina dopo pagina mi ritrovavo continuamente a chiedermi perchè. Tanti troppi perchè senza risposta. Ho trovato perfetta la citazione di Rumi:

Come può una parte del mondo abbandonare il mondo?
Come può l'umidità lasciare l'acqua?
Ciò che ti ferisce, ti santifica...
Le tenebre sono la tua candela.
I tuoi limiti, la ricerca.

Potrei spiegarlo, ma romperebbe
la coperta di vetro sul tuo cuore,
e sarebbe ireeparabile.

Ti bastano queste parole,
o devo stillare altro succo da tutto questo?

La particolarità e il pregio più importante di questo libro è che l'autrice, che ha vissuto sulla sua pelle questi eventi, come scopriamo dalla sua biografia, non si schiera: non c'è la ricerca di un colpevole, ma la consapevolezza che ogni essere umano, indipendentemente dai suoi natali, dalla sua fede, ebreo o mussulmano che sia, da quale delle due parti sia nato tra arabi e israeliani, è comunque degno di rispetto e pietà, per la comune sorte segnata da una violenza di cui pochi occidentali sanno e per il peso delle colpe che i suoi avi hanno.

Il mondo non può permettere che questo continui.

Si dice una delle protagoniste.  
Lo penso anche io, anche se resto con la sensazione amara di non poter far molto, se non consigliarvi caldamente di leggere questo libro.

Gli altri Venerdì del libro sul mio blog sono qui.
Qui potrete trovare quelli di Homemademamma, che ha avuto questa meravigliosa idea, insieme alle istruzioni per partecipare all'iniziativa.


Arriverdeci al prossimo venerdì!


venerdì 19 agosto 2011

Libri: le virtù e le insidie del Naturale

In questo Venerdì del libro voglio parlarvi di fitoterapia.

Scrivendo un precendente post mi è tornato in mente di quando andavo per librerie in cerca di testi per mia madre che in quel periodo si stava interessando alla materia, allora internet non c'era (avete mai pensato a quante cose sono cambiate negli ultimi 15 anni? a come la tecnologia in così poco tempo abbia stravolto le nostre abitudini?). 

Tutto è cominciato quando le parlarono dell'amaro di erbe svedesi di Maria Treben, medico e fitoterapeuta ante litteram. Mia madre, che in genere prima di prendere qualsiasi cosa si informa e documenta attentamente, comprò subito La Salute dalla Farmacia del Signore, testo datato ma davvero interessante, ricco di molti spunti, ideale per chi si voglia avvicinare alla fitoterapia.

Le piacque molto, poi iniziò ad approfondire.

Un testo che trovò molto interessante fu Le insidie del naturale, ormai esaurito, di Fabio Firenzuoli, perchè è bene sapere esattamente cosa si fa quando si intraprende la strada delle medicine naturali, vista la confusione che a volte si fa sulla materia. Dello stesso autore però sono disponibili altri testi interessanti.

La cosa che tutti dovremmo tenere presente è che la fitoterapia non è una sorta di medicina di serie B, che si possa autopraticare con leggerezza, anzi: tanto l'uso attento può portarci benefici e benessere, quanto l'abuso può portare problemi, o annientare il beneficio di altre cure che si stanno facendo.


Apparentemente l'accostamento tra i due autori è ardito, perchè Maria Treben è vissuta un secolo prima di Firenzuoli, l'una ha dato un taglio "spirituale" al suo lavoro, l'altro principalmente scientifico, invece è proprio interessante accostare autori così complementari.

Maria Treben è soprattutto nota per il suo amaro di erbe svedesi, dalle molte proprietà, ma la dote principale di questa autrice è di aver prodotto un testo davvero alla portata di tutti, mentre Firenzuoli ha pubblicato testi più tecnici destinati ai cultori ma non solo, che permettono a tutti di avere a disposizione schede molto complete delle singole erbe, per questo si completano.

Riporto la "nota editoriale" del testo di Firenzuoli che prende in esame le interazioni tra rimedi fitoterapici, alimenti e medicine tradizionali, che trovo molto interessante:

Alimenti, erbe, integratori e farmaci vegetali possono facilmente interagire con i farmaci di sintesi, aumentandone la tossicità o riducendone l’efficacia, talvolta anche migliorandone sinergicamente gli effetti. Il fenomeno è sempre più attuale dato anche il largo ricorso all’automedicazione con prodotti naturali e fitoterapici, in alcuni casi utili, in altri inutili e rischiosi. Non è raro ad esempio trovare sul mercato prodotti che associano tra loro una miriade irrazionale di piante, amplificandone quindi i rischi.
La letteratura scientifica e l’esperienza clinica ci aiutano tuttavia ad analizzare e comprendere questi meccanismi, talvolta anche molto complessi, e quindi a prevenire le reazioni avverse e le interazioni farmacologiche indesiderate. Il testo è scritto proprio per chiarire questi aspetti non solo ai professionisti o alle aziende del settore erboristico-farmaceutico, ma anche ai consumatori che desiderano essere sempre più informati e consapevoli.

Una legge miope proibisce (!) di chiamare farmaci, i rimedi "naturali", creando una confusione pericolosa, impedendo chiarezza e trasparenza. Molti hanno sperimentato i pericoli di side effects non dichiarati, proprio a causa di queste leggi, che non si capisce bene chi siano destinate a tutelare.

Qualcosa su cui riflettere e che forse potrà invogliare qualcuno a farsi una cultura personale sulla fitoterapia.
 
Se la materia vi interessa questi due autori potranno aiutarvi ad iniziare il vostro approfondimento.


Gli altri Venerdì del libro sul mio blog sono qui.
Qui potrete trovare quelli di Homemademamma, che ha avuto questa meravigliosa idea, insieme alle istruzioni per partecipare all'iniziativa.


Arriverdeci al prossimo venerdì! 

mercoledì 17 agosto 2011

Conservare l'aglio

Mi son trovata improvvisamente a dover decidere che fare di 3 bellissimi agli rosa della provenza: stavano deteriorandosi... accidenti!
Così ho pensato: li pulisco e li metto sott'olio, con un po' di alloro ligure.
Detto fatto:



Volevo osare di più con le spezie, ma so già che quell'olio mi darà tante soddisfazioni e questa è solo una prima prova...

lunedì 15 agosto 2011

Verdure grigliate

Buon ferragosto!
 
In questo momento siamo in montagna, ho però programmato questo post per farvi i miei auguri e proporvi un grande classico: verdure grigliate!


In questo caso le ho realizzate in parte al forno, in parte su una padella griglia, l'importante è che siano verdure di stagione, fresche e condite con spezie curiose, per noi.
In questo caso un mix comprato in Francia: pepe rosso e nero, peperoncino, dragoncello, erba cipollina, aglio rosa, rosmarino, lavanda, timo della provenza e probabilmente altro...

venerdì 12 agosto 2011

Libri: vecchi libri, sempre attuali e guide regionali

In questo Venerdì del libro voglio mostrarvi i regali che abbiamo ricevuto in dono durane il nostro viaggio nelle marche in luglio. I primi sono regali di mia zia e dei miei cugini. Si tratta di vecchi libri che avevano in casa per vari motivi, troppo da "piccoli" (o da grandi) e quindi ceduti con affetto alla mia bambina, ovvero a me.

Sicuramente mi ha colpito questo pensiero gentile e ha rinsaldato l'idea che un libro possa in un certo senso godere di mille vite, rinnovarsi nelle mani di un nuovo lettore. In realtà il primo nuovo lettore è stato proprio il cuginetto (10 enne), eh eh... ma il ruolo era decisamente diverso, cosa che ha divertito e soddisfatto entrambi.

Forse li troverete in qualche Reminder o in biblioteca, sono libri carini, meritano attenzione.

Puzzle degli animali, immagini di Linda Edwards, USBORNE Edizioni. (scheda ed immagini non reperibile su web, ma presente nelle banche dati di librerie on line e biblioteche)

Un puzzle per ogni continente (pezzi grandi, ovviamente!) con belle illustrazioni e disegni degli animali tipsuici della zona. Secondo me è adatto a bimbi dai 6, che forse possono comprendere meglio le nozioni base di geografia, ma mia figlia si diverte a staccare tutte le tessere, mixarle e poi ridividerle per continente... contenta lei (noi un po' meno, ma è nelle regole del gioco, e poi a noi piace viaggiare, anche solo immaginando luoghi nuovi, per questo amiamo gli atlanti!)...


Storie di coniglietti, A.A.V.V. la cinciallegra editrice (non reperibile in internet se non nelle banche dati delle biblioteche)

E' un bel librone di molte pagine (ma non si sa quante perchè non sono numerate, dettaglio curioso), a caratteri grandi con storie brevi e divertenti per piccoli ascoltatori appassionati di favole. Mi è piaciuto (ora la lettrice ufficiale sono diventata io...) perchè sono storie di una pagina ciascuna, sempre a lieto fine e con uno sguarddo bonario e attento alla realtà, assenti quei pesanti moralismi che ammorbano alcuni libri di fiabe, o le tragedie dei grandi classici. A volte non manca un po' di ironia...


Il giro del mondo in 80 fiabe, Arcana editrice, 1989 (non reperibile in internet se non nelle banche dati delle biblioteche)
Uno di quei libri che prima della nascita di eSSe collezionavo...  interessante, lo leggeremo insieme più avanti, forse... alcune sono storie più lunghe, altre complesse. E' più un libro per adulti forse, per i cultori delle tradizioni: leggere le favole di un popolo sicuramente aiuta molto a capirlo.
Un libro consumato, mi piacerebbe saperne la storia, devo chiedere alla mia prozia...



Concludono la carrellata due libri molto particolari, in realtà due pubblicazioni turistiche.

Il primo, Emilia Romagna terra da fotografare, una raccolta di belle fotografie, mi è stato donato da Claudia, con cui ho avuto il piacere di pranzare il giorno del viaggio di andata, per spezzare il viaggio.
E' stato divertente e curioso incontrarsi dopo questi mesi in cui ci siamo un po' conosciute virtualmente grazie ad Appuntamenti CreAttivi :-)
Mi ha colpito che mi abbia portato questo dono (e altri per la mia piccolina, è stata davvero gentilissima), perchè denota un amore sincero per la regione in cui vive, che conosco poco, lo ammetto, perché ci sono stata solo per lavoro toccata e fuga, ma rimedierò: Claudia mi ha convinto! Così magari ci rivediamo e i nostri bimbi passano qualche ora a giocare insieme, mi farebbe piacere...

L'altro invece è una brochure delle Marche, che ho trovato nelle due - piacevolissime - strutture dove ho soggiornato. Le foto sono eloquenti.
Ho viaggiato più all'estero che in Italia, ma questa regione ho avuto modo di conoscerla un po' ed è una meta molto interessante per un turista.
Spero un giorno di trovare il tempo per scrivere di tutto ciò che vorrei, compresi questi recenti viaggi... 

Nota importante circa i diritti d'autore: Non avendo trovato alcuna immagine pubblica di questi libri ne ho prodotte alcune fotografandoli. Le riproduzioni parziali delle opere in questo articolo sono coerenti all'eccezione sui diritti d'autore prevista dalla legge (art. 70 l. 633/41) a scopo di studio, discussione, documentazione, senza scopo di lucro e non costituendo concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera stessa. Qualora, diversamente, gli autori o gli editori sentissero violati i loro diritti possono contattarmi e appronterò la rimozione immediata di questi contenuti.

Gli altri Venerdì del libro sul mio blog sono qui.
Qui potrete trovare quelli di Homemademamma, che ha avuto questa meravigliosa idea, insieme alle istruzioni per partecipare all'iniziativa.

Se fosse ancora in vacanza, chiedo agli altri partecipanti per favore di autosegnalarsi con un commento...

Arriverdeci al prossimo venerdì!

sabato 6 agosto 2011

Innesti in vacanza

Ore frenetiche e tanti post: ho un sacco di cose da raccontarvi della scorsa settimana nelle Marche e poi sarò ancora via...

Vi ricordate di "Innestare"?

Oggi voglio mostrarvi gli innesti fatti a Monterubbiano:


e a San Benedetto del Tronto:





:-) carini vero?
questa volta abbiamo solo ritagliato... tanti cuoricini!
ciao!

venerdì 5 agosto 2011

Libri: via il pannolino! con intervista

Per l'odierno Venerdì del libro

ho chiesto a Elena del Pra di presentarci il suo libro:

Via il pannolino, Leone Verde
Una guida per togliere il pannolino, senza forzature e conflitti, tenendo presente che non esistono ricette precosituite, ma molto dipende dal temperamento del bambino e dalla reale disponibilità del genitore.

Conosco Elena virtualmente da tempo perchè abbiamo frequentato gli stessi ambienti virtuali per un po' (mailing list sull'infanzia, ecc.), quando ho saputo del suo libro le ho chiesto se accettasse di parlarne qui e si è mostrata molto disponibile, l'intervista è diventata una lunga chiaccherata e un'occasione per parlare di sensibilità e modi di porsi rispetto all'infanzia, spero lo troverete interessante.


Buona lettura!




Cì: Ciao Elena, vuoi introdurci di persona il tuo libro? di cosa parla e a chi si rivolge?

E: Si rivolge a tutti i genitori di bimbi da zero a sei anni circa, l’età della prima infanzia, fatta di tappe fondamentali che costruiranno l’identità, la fiducia in sè e l’autoefficacia di nostro figlio. Anni essenziali che vanno vissuti dalla parte dei genitori con la consapevolezza e con la gioia di crescere dei bimbi sereni.
Parla di una delle tappe fondamentali nella crescita: togliere il pannolino. Un tema trattato, soprattutto qui in Italia, molto spesso troppo poco seriamente, quasi si trattasse di un argomento di serie B, da discutere ai giardinetti: decisamente di secondaria importanza per dedicargli tutto un volume, a detta di molti.

Cì: Come mai hai pensato di scrivere un libro su questo tema?

E: Ho pensato di scrivere un libro proprio sul vasino, perchè, quando mi sono trovata ad essere mamma, ho cercato e letto i libri che parlavano di questo argomento e non ne sono rimasta del tutto soddisfatta. O meglio: magari erano ben scritti e davano delle ottime idee che mi sono servite poi anche per la mia pubblicazione, come “Senza pannolino” di Laurie Boucke o “La vita senza pannolini” di Monrocher-Zaffarano, ma a volte li trovavo troppo distanti da una realtà di mamma, o papà, che lavorano, che hanno a cuore i loro figli e sono inseriti in un circuito sociale che non permette di fare agevolmente scelte “alternative” come lasciare il bimbo dalla nascita “senza pannolini”.
Le altre pubblicazioni esistenti sul mercato invece, o avevano un approccio troppo da “manuale americano”, oppure erano troppo ansiogeni (“Come sopravvivere all’ora del vasino” - comprereste un libro con questo titolo terrificante?), oppure ancora riflettevano un punto di vista troppo medico e troppo poco educativo (come il libro sul vasino del pediatra Brazelton che inserisce nella normale routine del vasino la ginnastica vescicale, già difficile da praticare per un adulto).
Ultimo ma non ultimo: vedo intorno a me troppi bimbi grandi con pannolino, troppi bimbi che già avvertono che stanno facendo cacca o pipì e vengono ancora cambiati sul fasciatoio con questi contenitori di plastica che sono i pannolini usa e getta. Oltre al danno ecologico di un bambino “iperpannolinato” che grava sul bilancio ambientale, abbiamo anche un bambino poco ascoltato, lasciato nell’umidità del suo pannolino, per pigrizia o perchè qualcuno consiglia di non toglierlo assolutamente, neanche per una pipì, prima dei 18-24 o anche 36 mesi.

Cì: Qual è la tua esperienza personale al riguardo, se ti va di parlarne?

E: La mia prima bimba era senza pannolino di giorno a 20 mesi, ma questo lo dico raramente, perchè poi scatterebbe una sorta di gara a chi fa prima. Il percorso verso il controllo degli sfinteri è invece per definizione del tutto personale, lento e graduale: ci sono bambini che ci arrivano prima, altri dopo e questo non riflette minimamente il loro sviluppo cognitivo o la capacità di riuscire bene a scuola, per esempio. La notte invece era un po’ pigra e lo abbiamo tolto prima dei 4 anni. Con lei avevo provato l’approccio senza pannolino (Elimination Communication) dai 5 mesi, ma poi avevo rinunciato poichè non ero solo io ad occuparmi di lei, c’erano i nonni, c’era il nido, insomma un contesto sociale occidentale, con relazioni di cura che rendevano l’applicazione dell’approccio senza pannolino una scelta, per me personalmente, poco perseguibile. Con la seconda bimba, che ora ha 4 mesi, penso che farò lo stesso, gradualmente, senza punizioni e vergogna, rispettando i suoi tempi, ma incoraggiandola ad aprire le sue porte verso l’autonomia anche attraverso questo semplice ma importantissimo gesto come stare sul vasino. La sua prima pipì nel water, comunque, è stata all’età di un mese: è davvero commovente vedere queste piccole fontanelle!

Cì: Grazie per aver condiviso questa testimonianza così personale.
Hai davvero ragione quando dici che il controllo degli sfinteri è del tutto personale, lo penso anche io e posso testimoniarlo nei fatti.
La mia esperienza è praticamente complementare a quella con la tua primogenita: la mia aveva il pannolino asciutto dall’età di un anno, ogni notte, e questo mi ha confortato a tentare presto con lo spannolinamento qualche mese dopo quando sono arrivati altri segnali, iniziando quindi dalla notte, anche se poi ci sono voluti mesi a concludere il processo, nel rispetto dei tempi della piccola. Anche io avevo provato l’EC a un certo punto (mi era molto piaciuto “Senza pannolino”, anche se l’ho letto tardi e condivido le tue riflessioni su quell ibro, e sono amica della mamma di evassist.it quindi avevo molti input confortanti che mi attraevano verso quella direzione), ma anche per noi non è andata. Sono io che non me la sono sentita: ormai avevo indirettamente suggerito a mia figlia che il luogo per fare pipì era il pannolino, mi sembrava scorretto “cambiare rotta” dopo alcuni mesi oltre a questioni pratiche che complicavano le cose, avevo la sensazione che forse ormai fosse tardi... In alternativa ho creato una famliarità col vasino credo abbastanza precocemente: da che camminava, poco dopo l’anno, insieme si andava in bagno al mattino, lei si sedeva sul vasino, e mi faceva compagnia. La mia più radicata convinzione in tema educativo è che l’esempio sia lo strumento principe per condividere e far diventare naturale per il bambino qualcosa, dal dire grazie, all’andare in bagno. :-)

Ho letto delle bellissime recensioni, tutte sottolineano che non proponi "formule magiche" o "metodi", che a mio parere sono sempre di difficile applicazione sugli esseri umani (sento proprio stonato il concetto di "metodo" abbinato a degli individui, ad essere sincera), ma parti dall'assunto che ogni bambino è un mondo a se', ogni "spannolinamento" diverso... riconosci lo spirito del tuo libro in questi commenti?

E: Beh certo, per dirla con il titolo di un libro bellissimo di Giuliana Mieli, “Il bambino non è un elettrodomestico”, o per meglio dire non è uno spremiagrumi di cui non abbiamo le istruzioni come suggerirebbe Eduard Estivill nel suo tristemente famoso manuale “Fate la nanna”. No, ci mancherebbe, il bambino non ha bisogno di un manuale di istruzioni, ogni bambino è unico, così come è unica la nostra relazione con lui, che va curata e resa importante dalla nostra stessa storia insieme.

Cì: La penso come te!

C’è qualche indicazione pratica da suggerire ai genitori per capire quando è il momento giusto per educare al vasino il proprio bambino? A me avevano indicato come “segnali di maturazione” da monitorare il camminare, fare le scale, mangiare bene da soli con il cucchiaino.... Leggende o verità?

E: Salire e scendere i gradini, mangiare bene da soli col cucchiaio, stare seduti, ascoltare attentamente una storia, sapere il significato di asciutto e bagnato, provare interesse per il vasino, spogliarsi e rivestirsi da solo, rimanere asciutto per due ore o più... sono tutti segnali di prontezza che possono dare delle indicazioni, ma lasciano il tempo che trovano, poiché non ci diranno mai abbastanza sulle capacità del nostro bambino. Potrebbe infatti essere in grado di abbassarsi i pantaloncini, ma non provare interesse per il racconto di una storia.... che fare allora? Rimandare tutto a quando sarà davvero in grado di fare tutte queste cose? In realtà no, ogni bambino è diverso e l’educazione al vasino può iniziare anche prima che sappia stare asciutto per più di due ore o essere in grado di salire e scendere una scala. Certo in questa fase possiamo farlo familiarizzare con il vasino senza aspettarci grossi risultati. Possiamo proporgli il vasino appena sveglio, oppure dopo i pasti o prima della nanna e del riposino. Instaurare una routine del vasino non nuocerà al bambino se verrà vissuta con serenità e naturalezza: si mangia, si dorme e ogni tanto si visita il vasino. Poi, quando raggiungerà la maturità fisica, emotiva e cognitiva per stare asciutto, sarà pronto per togliere definitivamente il pannolino.

Cì: Quanto dura in media l’educazione al vasino?
Te lo chiedo perchè io ad un certo punto ero perplessa e mi son domandata se avessi forse iniziato troppo presto (anche se parecchi cambi di dimora hanno turbato questo processo): son passati mesi da che ha smesso di bagnare il pannolino di notte a quando ha fatto pipì e popò sempre nel vasino. Le aspettative di un genitore contano e condizionano tantissimo, per primo l'adulto per mia esperienza, quindi è importante partire con informazioni corrette.

E: La durata dell’educazione al vasino varia come al solito da bambino a bambino, ci sono molti fattori che la influenzano. Innanzitutto dipende da quando si inizia, perchè non è che prima si inizia e prima si finisce. Il bambino sarà in grado di stare senza pannolino quando avrà raggiunto la maturità dal punto di vista fisico, cognitivo e psicologico, non prima. Ogni genitore conosce meglio di chiunque altro il proprio bambino e se ha il sospetto di avere compiuto una forzatura anticipando i tempi, bisognerebbe capirne le motivazioni. Certo nel tuo caso se ci sono stati grossi cambiamenti come dei traslochi, questi hanno certamente influenzato il percorso, magari ritardandolo un po’. Però se tutto viene vissuto serenamente, senza punizioni e vergogna, a mio avviso non è mai troppo presto per proporre il vasino al bambino. L’importante è non insistere e caricarlo di troppe (nostre) aspettative.

Cì: Condivido tutto quello che hai scritto (e no, non l'abbiamo forzata e abbiamo cercato sempre di essere sereni e attenti).

In linea di massima sono scettica circa l’uso dei cosidetti “rinforzi positivi” (p.e. lodi e complimenti usati per orientare il comportamento del bambino), nel caso dell’educazione al vasino servono, o al contrario creano *ansia da prestazione*?
Quando dovevo decidere come comportarmi in tal senso sono arrivata alla conclusione che sottolineare con manierismo come consigliano alcuni noti manuali (“dite bravo al vostro bambino ogni volta che vi chiede di andare in bagno e ogni volta che fa la pipì”) non fa altro che soddisfare un bisogno nostro, di genitori, come dire bravi a noi stessi per aver applicato bene il metodo, e condiziona pericolosamente il piccolo. Credo molto nella teoria di J. Juul che di fondo un bambino naturalmente assecondi il genitore quasi in ogni sua richiesta per l’estremo amore che prova per noi (cfr “Il bambino è competente”). Rischiamo di inscenare un fine ricatto morale senza rendercene conto se usiamo i rinforzi positivi in modo enfatizzato e meccanico, quasi gli suggerisssimo che lo ameremo di più perchè fa pipì come, quando e dove vogliamo noi e invece diversamente gli vorremo meno bene. Personalmente vedo il rischio di “dotare il bambino”, creare cioè in lui l’idea che il suo comportamento condizioni il nostro amore per lui (se vi interessa approfodire questo tema vi consiglio la lettura di “Il dramma del bambino dotato. Riscrittura e continuazione.” di Alice Miller).
Mi piace di più l’approccio suggerito dalla Comunicazione Nonviolenta di condividere la nostra gioia in modo spontaneo per questi successi, che diventano comuni, alla fine ho scelto quella strada e non l’ho sentita come una forzatura perchè ero sinceramente contenta dei suoi progressi e quando mi veniva spontaneo lo manifestavo.
Che ne pensi?

E: Sono completamente d’accordo con te: al bambino durante l’educazione al vasino non vanno fatti troppi complimenti, il percorso è per definzione lento e graduale e rappresenta una tappa fondamentale della sua crescita. La gratificazione più grande è data dalla stessa soddisfazione del bambino per avercela fatta: è un suo risultato “personale” rimanere asciutto, dipende totalmente da lui e una volta che avrà imparato potrà stare senza l’ingombro del pannolino e andare in bagno come i grandi... Non ha bisogno dei genitori che fanno la ola alla prima pipì nel vasino. E se scappa poi l’incidente? Si sentirà mortificato più del dovuto. L’educazione al vasino è un processo fisiologico che non necessita di grosse gratificazioni esterne. (ndr: vi segnalo anche questo articolo di Elena)


Cì: Cosa vorresti dire alle mamme che ci leggono per concludere questa nostra chiaccherata?

E: Direi di non cedere alla facile tentazione di arrabbiarsi quando il bambino, nei suoi primi tentativi di indipendenza, farà la pipì per terra. Alcune mamme credono, in buona fede, che a volte essere severi possa essere utile nell’educazione dei piccoli. Possiamo porre dei limiti, ma arrabbiarsi non va mai bene. Se in altri contesti perdere la pazienza può capitare, è umano, e si può in qualche modo ritornare ad un equilibrio parlando e dialogando con il bambino, nell’educazione al vasino, momento di passaggio delicato e intimo, invece rischiamo di innescare dei meccanismi fatti di timori, vergogna e ansia che possono sfociare nei frequentissimi episodi di costipazione o rifiuto del vasino e intaccare così il senso di autoefficacia del nostro bambino.

Cì: Condivido tutto quello che hai scritto: è importante mostrare i nostri sentimenti, tutti, anche quelli negativi, ma ci sono casi in cui non è giusto farlo, e questo è uno. Mi addolora pensare ai casi in cui un piccolo viene sgridato perchè una pipì scappa sul pavimento, senza rendersi conto di quanto possa fare male e sia ingiusto (e chi ha insegnato a questi bimbi a fare pipì nel pannolino? Noi, ci ho pensato sempre quando sono capitati piccoli “incidenti”) ed è bene si sappia che oltre che ingiusto può avere conseguenze sul bambino. Sono sicura che alcuni non hanno gli strumenti e le informazioni giuste per questo hanno delle aspettative non realistiche e a volte scappano delle sgridate evitabili.

Il motivo per cui reputo importante che il tuo libro abbia visibilità è che ho capito dalle prime anteprime e presentazioni che hai fatto che avresti sottolineato questi concetti. Non l’ho letto - salvo la generosissima anteprima disponibile on line - ma sono certa che sia un libro dalla parte dei bambini, con molti spunti e suggerimenti per i genitori. Nelle tue parole riconosco un approccio all’insegna del rispetto del bambino e della centralità del suo essere individuo unico che per me è molto importante sia testimoniato dal maggior numero di voci possibili.

Grazie per questa lunga chiaccherata.

Se vi interessa questo tema questo libro vi potrà dare molti spunti. Se desiderate un confronto su questi temi potete seguire il sito di Elena del Prà , la pagina di FB di “Via il pannolino” , o la rubrica su “Il bambino naturale".


Gli altri Venerdì del libro sul mio blog sono qui.
Qui potrete trovare quelli di Homemademamma, che ha avuto questa meravigliosa idea, insieme alle istruzioni per partecipare all'iniziativa.

Se Paola fosse ancora in vacanza, chiedo agli altri partecipanti per favore di autosegnalarsi con un commento.

Arriverdeci al prossimo venerdì! 

Altri parteciapnti questa settimana:
Unconventional Mom
Libri ed Emozioni
Mamma Cludia e le avventure di Topastro
Kemate 

giovedì 4 agosto 2011

mercoledì 3 agosto 2011

Pasta al pesto veg con fagiolini e patate

L'altro gioro abbiamo poi preparato la pasta al pesto con fagiolini e patate:



La stagione dei fagiolini va da maggio a ottobre, per cui, siamo perfettamente in stagione.
Chiaramente le patate vanno aggiunte con parsimonia se vogliamo mantenere la ricetta leggera e non eccedere in calorie riducendo la dose di pasta.
Benchè appartenenti alla famiglia delle leguminose i fagiolini sono una verdura, con pochissime calorie e tante virtù.

lunedì 1 agosto 2011

Trofiette al pesto veg

Estate trionfo di aromi freschi, oggi ho in casa un fascio profumatissimo di basilico bio, dono di una nuova amica... (di cui vi parlerò!)

Ho ripescato dall'archivio delle mie foto non ancora pubblicate quelle di una ricetta della tradizione rivisitata in chiave veg, che avevo fatto prima di partire e ripeterò tra poco.

Un bel piatto di pasta tradizionale ligure condito con un pesto leggero al basilico, mandorle e pinoli:


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