martedì 5 maggio 2015

Komagata a Milano, 23 Aprile 2015 (prima parte)

Nelle ultime settimane mi è parso di non aver tempo per prendere fiato - e tanto meno aggiornare il blog -, ma ho avuto la fortuna di trascorrere tante ore tra i libri, tanti e bellissimi, per motivi diversi. Prima che alcuni ricordi sbiadiscano irrimediabilmente desidero fissarli su queste pagine, vorrei iniziare parlandovi dell'ora trascorsa ad ascoltare Katsumi Komagata.

Se il nome non vi dice nulla, sappiate che si tratta di un illustratore considerato l'erede di Munari, un artista di grande sensibilità, purtroppo nel nostro Paese è poco conosciuto a causa della scarsa diffusione dei suoi libri, anche se ho scoperto che in alcune biblioteche ben fornite se ne trovano.

L'incontro risale al 23 Aprile, Giornata mondiale del libro e del diritto d'autore, giorno saturo di impegni per me e con un calendario ricchissimo di iniziative cui avrei voluto partecipare. Smaltito quanto mi vedeva direttamente coinvolta - il momento più emozionante è stata una lettura a scuola di mia figlia -, grazie ad un favorevole ed inaspettato allineamento dei pianeti nel tardo pomeriggio, sono riuscita all'ultimo minuto ad andare a Milano per regalarmi un'ora di pura contemplazione, che è valsa le tre di viaggio e la corsa per arrivare e tornare entro l'orario dell'ultimo impegno della giornata, scappando senza riuscire nemmeno a salutare chi mi aveva segnalato l'evento (ci rifaremo, Anna e amiche del gruppo LIA milanese).

Ho vissuto questa possibilità come un dono: ho infilato una camicetta con piccoli origami, presa la macchina fotografica, il caricatore del cellulare, l'immancabile quadernino per gli appunti e mi sono avviata.

Quando sono arrivata, lo spazio Corraini 121+ - che non è piccolo - era gremito, per un attimo ho temuto che non sarei riuscita a vedere molto, ma sfruttando la mia altezza mi sono accaparrata un angolino con una discreta visuale, anche se in equilibrio precario su dei gradini, proprio un attimo prima che Komagata iniziasse a raccontarsi e a raccontarci la genesi dei suoi preziosi lavori.

Da questo incontro sono uscita entusiasta e piena di stimoli. Sono stata subito colpita dall'umanità dell'artista, ho capito ascoltandolo che ogni suo progetto racchiudeva qualcosa del suo vissuto, qualcosa di prezioso ed intimo, condiviso perché potesse viaggiare lontano. Davvero non convenzionale, poi, il suo approccio nel creare libri, centrato sulla percezione di chi li fruisce, così come il suo rapporto fisico ed emotivo con la carta, visto come materiale che permette di sperimentare, di essere strumento delle capacità immaginative, ma anche che testimonia e racconta.





Komagata si è presentato, sorridente, mostrandoci i suoi primi lavori e spiegando come il motore creativo fosse stato il desiderio di stabilire un contatto con sua figlia, allora neonata.

Volendo valutare se fosse in grado di riconoscere e seguire delle figure, raffigurò un cerchio scuro su cartoncino chiaro che, con un gioco di pieghe si trasformava in due cerchi e poi in altro ancora, certo che al primo sguardo sua figlia riconoscesse in quelle forme di qualcosa di familiare come il seno materno, consapevole della forza del legame che si crea tra madre e figli fin dai nove mesi della gravidanza. Iniziò così la relazione, di cui ci parlerà più volte durante l'incontro, tra la figlia, lui e la carta come mezzo e protagonista.

Da questo primo esperimento è nata la serie di pieghevoli First Look, in cui è evidente l'impronta degli studi grafici di Komagata e ancor più l'influenza munariana dei prelibri: l'esperienza che si propone a chi li sfoglia è tutta centrata sulla trasformazione delle forme geometriche, l'una nell'altra, in un gioco di pieghe e tagli, che coinvolgono oltre alla vista anche il tatto, trasformando l'apertura di un semplice cartoncino ripiegato in una curiosa esperienza multisensoriale.


Fist look

La carrellata che Komagata fa dei suoi lavori procede seguendo un fil rouge.
Sviluppando questo approccio esperenziale si dedicò a progetti grafici per non vedenti: libri con immagini disegnate con segni simili, ma non uguali, all'alfabeto braille, affinché da un lato fosse riconoscibile un messaggio testuale e dall'altro il lettore potesse anche coglierne altri, costruire col proprio immaginario raffigurazioni diverse.

Oltre ad esser colpita dall'originalità dell'idea, ho soprattutto trovato toccante sentire raccontare dall'autore di come gli interessasse raccogliere le testimonianze di chi sfogliava, toccava, sperimentava i suoi libri, di come fosse per lui emozionante capire cosa fosse arrivato, come potesse esser interpretato il suo lavoro, di come persone non vedenti gli parlassero di immagini e rappresentazioni partendo dai segni che lui aveva impresso sulla carta.

Dopo i progetti per chi ha deficit visivi arrivarono anche quelli per chi non può sentire, per esempio la voce di chi legge una storia e nemmeno il frusciare della carta, cui Komagata propone un'esperienza ancora una volta multisensoriale e multilivello tramite l'esperienza tattile di esplorare pieghe e tagli e il movimento delle pagine. Ai bambini non udenti sono dedicati molti suoi laboratori: l'idea che la fruizione dell'arte debba essere il più equa possibile emerge in modo forte nel lavoro di questo artista.

L'esplorazione delle diverse modalità di percepire il mondo si è ampliata di nuovi tasselli quando si dedicò ad un progetto per l'Ospedale dei Bambini di Kyushu, con l'obiettivo di offrire una chiave di lettura rassicurante e giocosa ai giovani pazienti, soprattutto ai più piccoli che ancora non sono in grado di leggere.
L'amore per i dettagli e l'attenzione per i bambini emerge anche nell'aver pensato ad un piccolo libricino a misura di taschino di camice da affidare agli operatori sanitari, perché da un lato potesse fungere da legenda di tutti i segni grafici presenti nei reparti, dall'altro potesse permettere a chi nell'ospedale lavora di ritagliarsi un momento per stabilire un contatto empatico ed una relazione più umana raccontando storie. 

La potenzialità creativa del metodo Komagata che già a questo punto di disvelava chiaramente ci è stata mostrata in modo tangibile quando abbiamo potuto vedere alcuni dei lavori realizzati durante i suoi laboratori e il minimaster di illustrazione di cui l'incontro del 23 aprile è stato momento conclusivo.








A questo punto la mia macchina fotografica ha dato forfait, ma ho ben impresse nella mente (e sul taccuino) altre inattese madeleine che questo autore ha voluto condividere. Ne parlerò in un secondo post a lui dedicato, per chi fosse interessato.


Komagata in rete:
Un approfondimento sulla mostra di Komagata dedicata a Munari, nel 2008 a Palazzo delle esposizioni.
L'editore europeo ne traccia la biografia
Colpo d'occhio sui suoi lavori
Per chi si accontenta delle immagini... (il blog con testi in giapponese ma tante fotografie)

Ho riparlato di Komagata qui:

Petit Arbre. komagata a Milano (seconda parte)
Libri: Stelle, pesci, gocce di Katsumi Komagata

10 commenti:

  1. Certo che siamo interessati! E grazie per questo réportage che dà un sacco di spunti esso stesso.
    E bentornata, che ci mancavi.

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  2. Sei tornata con il racconto di una esperienza che mi ha commosso molto... Grazie di cuore!

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    1. Grazie a te di esser passata. In effetti è stato un incontro ben diverso da come me lo aspettavo, e in cui si è sì parlato sì libri e di tecniche creative, ma le protagoniste indiscusse sono state le emozioni evocate da questo artista pieno di umanità e dai suoi lavori decisamente speciali.

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  3. Le tre ore di viaggio sono valse la pena. Grazie per il reportage, credo di dover "recuperare" questo autore, quasi sconosciuto.

    Peccato essermi persa l'incontro ma non ricordo quale altra cosa si accavallasse (oltre alla solita pigrizia di evitare l' ennesimo e quotidiano pendolarismo verso Milano ;) ).

    Al prossimo post!

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    1. Io ho deciso proprio all'ultimissimo minuto, incastrando gli impegni di mia figlia e il ritorno di mio marito, stile tetris, ma davvero ne è valsa la pena e col traffico sono stata fortunata perché viaggiavo in senso inverso...

      Se sei in "coda" nella prenotazione dei suoi libri nel circuito bibliotecario in comune è colpa mia ;) Sono sicura ti piaceranno.

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  4. Ne ho trovati tanti in biblioteca! !!!

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  5. Komagata l'ho scoperto da pochissimo e già non posso vivere senza, hai fatto benissimo ad andare a quest'incontro e soprattutto a lasciarci il tuo resoconto, bello.
    Sono già in attesa della seconda parte!

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  6. L'erede di Munari? Corro subito a vedere, grazie!

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  7. @tutti: ero convinta di aver risposto a tutti, ma poi ho ricordato che per motivi tecnici non ero riuscita subito (da cellulare) e poi mi è passato di mente...

    @ilmiograndecaos: sì, tanti e bellissimi (Vedi successivi post su questo autore). Li ho resi a malincuore!

    @Kemate: grazie! Poi ne ho pubblicati altri due, purtroppo è un periodo pienissimo di impegni ed è il tempo per passare sui blog miei e altrui i primi a sparire!

    @Silvia ti piacerà. Ps: non troverai indicazioni sul traduttore nei miei post perchè credo se li sia scritti lui direttamente nelle tre lingue (o comunque non ho trovato indicazioni al riguardo, o meglio se c'erano erano in giapponese). Nei tanti che ho potuto sfogliare, la biblioteca, in alcuni casi, ha fornito un foglio di carta in una busta attaccata a fondo libro con traduzione anonima quando il testo era solo in giapponese...)

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