domenica 1 gennaio 2012

Buon anno!

Vorrei postare alcuni brani che ho incontrato, o reincontrato ultimamente, e che mi hanno colpito.

Così scrivevo 3 anni fa. Grazie alla rivoluzione di Facebook, mi è caduto sotto l'occhio una nota che vi copio, la sento ancora molto attuale. 

Per iniziare il testo di una canzone che introduce il libro omonimo di Rosenberg, sostenitore della "Comunicazione Non Violenta", la comunicazione empatica.
LE PAROLE SONO FINESTRE [OPPURE MURI]


Mi sento così condannata dalle tue parole,
mi sento giudicata e allontanata,
prima ancora di aver capito bene.
Era questo che intendevi dire?

Prima che io mi alzi in mia difesa,
prima che parli con dolore o paura,
prima che costruisca un muro di parole,
dimmi, ho davvero compreso bene?

Le parole sono finestre, oppure muri,
ci imprigionano o ci danno la libertà.
Quando parlo e quando ascolto,
possa la luce dell’ amore splendere attraverso me.

Ci sono cose che ho bisogno di dire,
cose che per me significano tanto,
se le mie parole non servono a chiarirle,
mi aiuterai a liberarmi?

Se sembra che io ti abbia sminuito,
se ti è parso che non mi importasse,
prova ad ascoltare, oltre le mie parole,
i sentimenti che condividiamo.

Ruth Bebermeyer

A seguire Arun Gandhi, nipote del grande Mahatma, con un ricordo della sua esperienza di adolescente con il nonno


"Una delle prime lezioni che mi insegnò è stata quella di come trattare la rabbia: egli vide tutta questa rabbia in me e voleva che la canalizzassi in un’azione positiva. Diceva che la rabbia era una delle due ragioni per cui esisteva così tanta violenza nel mondo oggi; perché noi al posto di canalizzare la rabbia in qualcosa di positivo la facciamo sfociare nella violenza, nel picchiare la gente. Mi disse che la rabbia è come l’elettricità perché ha lo stesso potere dell’elettricità ed è ugualmente utile ma solo se usata in modo positivo e con intelligenza.

Se noi abusiamo dell’elettricità allora questa può distruggere noi e quelli che ci circondano; nello stesso modo dobbiamo imparare a incanalare la rabbia come facciamo con l’elettricità. Egli mi suggerì di scrivere un diario della rabbia e mi disse che ogni volta che sorgeva la rabbia in me non dovevo rivolgerla a qualcuno ma dovevo scriverla nel mio diario. Mi disse anche che dovevo scrivere questo diario con l’intenzione di trovare una soluzione e mi dovevo impegnare a trovare una soluzione. C’erano molte persone che scrivevano un diario della rabbia, ma questo non gli era di nessun aiuto perché riversavano tutta la loro rabbia nel diario e tutte le volte che lo rileggevano la rabbia tornava verso di loro. Quindi è veramente essenziale che l’intenzione per cui scriviamo il diario sia quella di trovare una soluzione."

"Fino a quel momento non avevo capito che la violenza poteva essere fatta in molti modi diversi. Mi fece disegnare un albero genealogico della violenza e mi disse: tu devi capire te stesso e vedere quanta violenza sei capace di fare e l’unico modo per capirlo è disegnare questo albero, proprio come si fa un albero genealogico dove la violenza è il nonno con due figli, uno fisico e l’altro passivo. La violenza fisica è ogni qualvolta usiamo la forza, quindi nelle guerre, negli omicidi, negli stupri, nei pestaggi. La violenza passiva è quella che non usa la forza fisica e quindi troviamo in essa la discriminazione, l’odio, il pregiudizio, la rabbia, il solo prendersi in giro chiamarsi con nomi particolari: quando qualcuno fa qualcosa a qualcun altro ma senza violenza fisica. Tutte queste azioni sono di violenza passiva.

Io avevo una lavagna su cui scrivevo ogni giorno le mie esperienze e dovevo essere molto onesto per scrivere anche le cose che avevo fatto agli altri e proprio così riuscii a capire tutta la violenza che facevo agli altri. Ogni mattina, quando mi svegliavo, guardavo questo grafico e capivo quali aspetti in me dovevo cambiare. Il legame tra violenza fisica e violenza passiva è la rabbia.

Noi pratichiamo la violenza passiva l’uno contro l’altro tutti i giorni, sia consciamente che inconsciamente e questo genera rabbia e la vittima di questa violenza passiva diventa fisicamente violenta e quindi diciamo che la violenza passiva causa il fuoco della violenza fisica. Se noi vogliamo spegnere questo fuoco, dobbiamo quindi eliminare la violenza passiva. Questo carburante sta all’interno di ognuno di noi e se inizieremo a cambiare, anche la violenza fisica diventerà minima."

Infine una lettura di un passato più lontano, quello romantico e tormentato (davvero Sturm und Drang ;-) ) della mia adolescenza, un passaggio di Siddharta, di Hesse: 

"Sulla riva del fiume pendeva un albero inclinato…al suo tronco s’appoggiò Siddharta…posò il braccio sulla corteccia e guardò in giù nell’acqua verde che scorreva senza posa ai suoi piedi, guardò giù e si sentì interamente pervaso dal desiderio di lasciarsi andare e sparire entro quell’acqua. Lo specchio dell’acqua gli rifletteva incontro un vuoto raccapricciante che faceva riscontro al terribile vuoto dell’anima sua. Sì, egli era giunto alla fine. Altro non gli rimaneva che spegnersi, spezzare la mal riuscita figura della sua vita, gettarla via, ai piedi degli déi sprezzanti….Se lo mangiassero i pesci quel cane di Siddartha…lo sbriciolassero i demoni!
Mentre fissava gli sguardi sbarrati nell’acqua ci vide rispecchiato il proprio viso stravolto e ci sputò sopra. Con profonda stanchezza staccò il braccio dal tronco dell’albero e si volse un poco per lasciarsi cadere a fondo…Affondava, a occhi chiusi, incontro alla morte.
Ed ecco, da riposti ricettacoli della sua anima, dalle remote lontananze della sua vita affaticata, palpitò un suono. Era una parola, una sillaba, ch’egli pronunciava senza rendersene conto…e nell’istante in cui il suono Om sfiorò l’orecchio di Siddharta, immediatamente si risvegliò il suo spirito assopito, e riconobbe la stoltezza del suo atto… "


Ogni volta che ci avviciniamo e allontaniamo dal fiume del divenire possiamo scorgerci così cambiati...
Ogni volta che ci mettiamo in discussione, quando abbiamo la voglia e il coraggio di sciogliere nodi del presente o del passato, ne usciamo rinnovati.
Ogni volta che ci confrontiamo in modo costruttivo con persone che hanno contenuti che desiderano condividere, ponendoci realmente in ascolto dell'altro, ci arricchiamo di spunti preziosi.
Ogni volta che siamo aperti a cogliere segnali dal Fato (o Chi per Esso) possiamo troavere sulla nostra strada Persone Speciali, che possono raccontarti del loro percorso e darti un'idea o un incoraggiamento quando ti senti stanco o disorientato.


Chiudevo augurando "un felice 2009, all'insegna della Lentezza che permette di assaporare i dettagli (quando sia possibile ritagliarsi uno spazio privato per viverla), della ricerca dell'Equilibrio e della serenità..."

Ero mamma da un anno - abbastanza complicato ma di quelli spaciali - quando ho scritto questa nota  iniziavo a capire qualcosa della nuova me stessa, emergevano i miei nuovi bisogni :-)
Era il periodo in cui scoprivo la condivisione di esperienze, il valore del confronto e del conforto empatico, della compassione, il condividere una pena, una emozione forte.


Questo scatto è stato fatto nel 2003 in un istituto per orfani tibetani, una scuola e casa famiglia voluta del Dalai Lama, in territorio indiano, a Leh, nel Ladak, visitarlo è stata un'esperienza molto bella e a distanza di tanti anni ci ripenso ancora a volte.

Abbozzo una traduzione per chi non sa l'inglese del pensiero del Dalai Lama scritto sulla lavagna della fotografia:

"Il sentimento di compassione:
Se mantieni [vivo] un sentimento di compassione, amorevole misericordia (esiste un tipo di meditazione che ha questo nome, ndt), allora qualcosa automaticamente apre le tue porte interne.
Grazie ad esso potrai comunicare più facilmente con altre persone, quel sentimento di calore creerà una sorta di apertura. Scoprirai che tutti gli esseri umani sono proprio come te, così sarai in grado di relazionarti con loro più semplicemente, esso ti donerà un approccio amichevole, proverai meno la necessità di nascondere le cose, e come risultato i sentimenti di paura, i dubbi su di te, l'insicurezza automaticamente si dissiperanno...

Sua Santità il Dalai Lama"
Lo trovo un pensiero bellissimo e aguro a tutti voi di incontrare tante persone empatiche, in grado di manifestare compassione vera, che vi siano vicine e vi confortino nei momenti difficili e gioiscano con voi in quelli positivi, ma anche di essere empatici e compassionevoli a vostra volta, verso gli altri e anche verso voi stessi soprattutto: accogliamoci ed ascoltiamoci in modo amichevole, con benevolenza ed amore, le insicurezze e le paure usciranno da noi e ne saremo liberi. 

In questi anni ho collezionato tasselli. 

Ho capito e provato sulla mia pelle che possiamo regalarci l'opportunità di cambiare, di essere sempre in movimento, possiamo - realmente - crescere!





Auguro a tutti voi un anno di scoperte ed emozioni, di luci e di colori, di assaggi [di vita], di viaggi, di esperienze, di esperimenti, di condivisioni, di cambiamenti di... tutto quello che vi fa stare bene e vi fa setire vivi e felici!

Buon 2012!

6 commenti:

  1. Grazie per questi tasselli, sono molto preziosi e alcuni in particolare li sento molto vicini.
    Buon 2012!

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  2. Ogni volta che ci "imbattiamo"in qualcuno che ci dona o ci trasmette un'emozione diventiamo migliori. Lo scambio aiuta a crescere. Le tue parole sono "colme", come sicuramente sarai anche tu. Il nostro linguaggio ci racconta.
    Auguri e grazie!

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  3. Mi serve molto questo post, in questo periodo. GRAZIE! :-)

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  4. Saranno "tasselli" come dici tu, ma insieme creano un mondo, e riassumono valori, principi, riflessioni importanti e dense di significato.
    Grazie,
    Michela

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  5. Buon anno anche a te Ci, che sia un 2012 pieno zeppo di libri!

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  6. Grazie a tutte, i vostri commenti caldi mi regalano affetto e tante altre emozioni, anche imbarazzo a volte :-) ...riesco solo a ringraziare!

    I libri sono sempre tesori, sono contenta di poter condividere gli spunti che mi hanno donato, contenta che siano piacevoli compagni di viaggio anche per altri.

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